mercoledì 10 marzo 2010

Gli e-books e i diritti di marchio privato

Oggi voglio fare alcune considerazioni su una pratica molto diffusa tra molti scrittori del terzo millennio su Internet, ovvero, la vendita degli e-book.
Innanzi tutto, credo che tutti sappiano cosa sia un e-book.
In pratica, è un libro non in formato cartaceo ma in formato digitale (tipicamente è un file in formato pdf) che l’utente può leggere e consultare sul proprio PC.
Vendere un e-book ha numerosi vantaggi e semplificazioni rispetto alla vendita attraverso l’editoria tradizionale e c’è in più la possibilità di vendere, oltre al contenuto del libro, anche la licenza per rivendere l’e-book e addirittura modificarne il contenuto.
Mi spiego meglio.
Supponiamo che Dante scriva nel terzo millennio la sua Divina Commedia e scelga di pubblicarla attraverso un e-book e di venderla su Internet insieme ai "Diritti di marchio privato".
Io me la compro, ci cambio l’incipit e lo faccio diventare “E dopo aver guardato una partita” anziché “Nel mezzo del cammin di nostra vita”, dopodiché salvo tutto e l’autore sono io, cioè, per la legge è TUTTA farina del mio sacco, anche la parte che non ho modificato, tanto che la posso addirittura rivendere a mio nome senza neanche citare Dante!
Naturalmente, se un Dante del terzo millennio scrivesse qualcosa di bello, originale ed intelligente, sarebbe uno sciocco se vendesse anche i Diritti di marchio privato.
E allora, la domanda sorge spontanea (direbbe qualcuno)
quale autore può essere interessato a vendere un e-book con i Diritti di marchio privato?
Io penso solo chi vuole fare cassa nel brevissimo periodo e sa che le cose che ha scritto non sono destinate a durare a lungo, ad esempio chi scrive manuali basati su tecnologie del momento o chi scrive di tecniche e consigli che sono molto soggetti all’usura del tempo.
Ma, sarebbe interessante se uno scrittore popolare di romanzi, ad esempio, un Federico Moccia (autore molto in voga tra le nuove generazioni) vendesse un suo romanzo attraverso un e-book insieme ai Diritti di marchio privato in modo che i suoi fans possano modificarne i contenuti, dare vita a nuovi personaggi, cambiare i finali, ecc. e poi rivendere la versione modificata.
Se da un lato, tutto ciò è tristissimo, dall’altro potrebbe far sì che nel terzo millennio, i libri non si comprino soltanto, ma ce ne si appropri in tutti i sensi.
E poi, se pensate che oggigiorno il diritto d’autore, tra plagi e pirateria, molto spesso se ne va a farsi benedire, tanto vale venderlo, no? ;-)
Magari ho dato un’idea al Sig. Moccia per farlo diventare ancora più ricco, chissà…

Ad maiora,

JECO digitale



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