Le motivazioni sono tante, ma spesso quella principale è che egli non conosce le regole della lettura ad alta voce.
Così, il sottoscritto ha ben pensato di informarsi al riguardo e di scrivere questo post e/o successivi altri a mo' di promemoria per quanto ha imparato.
Partiamo da lontano: la preistoria. In quell'epoca gli uomini non sapevano né leggere, né scrivere. Col passar dei millenni hanno poi iniziato a trasmettersi messaggi scritti attraverso disegni evocativi fino ad inventare, tra il 3000 e il 2500 a.c. la scrittura che ha rappresentato una vera rivoluzione.
Sono cose successe tantissimi anni fa ma chiedetevi oggi qual è il tasso di alfabetizzazione nel mondo e poi anche in Italia, dove viviamo e vi accorgerete che siete dei privilegiati.
Bisogna infatti ricordare che per secoli la cultura, e di conseguenza la scrittura, è stata ad appannaggio solo di poche classi sociali: i preti e gli avvocati.
Per comunicare col popolo i sovrani usavano gli editti: "Udite!! Udite!! ...".
Insomma, il popolo non sapeva leggere ma, perlomeno, a differenza di oggi forse, sapeva ascoltare e sapeva raccontare.
Non sono certo lontani i tempi in cui la famiglia allargata si riuniva attorno al fuoco, usando quel poco di tempo libero che restava ai suoi componenti dopo ore di lavoro, per raccontarsi i fatti quotidiani.
Chi lo faceva, spesso era un anziano, un membro della famiglia che aveva l'esperienza per raccontare, per parlare ad alta voce, tramandando così le proprie parole alle generazioni future.
Dalla "distorsione" dei racconti di vita vissuta sono anche nate quelle che oggi sono le favole, quelle che molti di noi (i più fortunati) hanno avuto la possibilità di sentirsi raccontare o leggere a voce alta dai propri genitori.
Quando c'è qualcuno che racconta, senza che ci sia nessuna immagine, la fantasia vola e crea mondi infiniti, diversi a seconda di chi ascolta.
Nell'era dell'immagine questo ci è alle volte negato per cui il volto di Frodo del "Signore degli anelli" è oggi lo stesso per tutti noi.
Veniamo alla lingua: la lingua che si parla in Italia, sebbene ultimamente si dica il contrario, è l'italiano.
Grazie alla TV, in Italia, il tasso di alfabetizzazione è aumentato di tantissimo rispetto anche ad un secolo fa, la TV ha questo merito, quello di aver reso popolare la lingua italiana le cui regole di dizione e pronuncia altro non sono, che quelle della lingua che Dante ha usato per scrivere la Divina Commedia ovvero il volgare fiorentino.
Insomma, fare dei corsi di dizione in Toscana, forse è un po' come vendere il ghiaccio agli eschimesi e se qualcuno obietta per la "C" aspirata, sappia che la colpa è tutta degli etruschi.
I dialetti poi, sono una ricchezza culturale per le popolazioni e sono frutto delle numerose conquiste che l'Italia ha subito da parte di tanti popoli: dagli arabi, ai normanni, dai francesi, agli spagnoli ... che negli anni hanno colonizzato l'Italia ed hanno contaminato il latino, la lingua degli antichi romani.
Detto ciò, saper leggere ad alta voce bene ha a che vedere con il saper parlare bene l'italiano e conoscerne le regole di pronuncia e dizione.
Per far questo, un valido aiuto lo si può trovare consultando il codesto link:
E' importante tuttavia sapere che il linguaggio è formato da vari elementi che si possono dividere in
- Elementi linguistici (le parole)
- Elementi extra-linguistici (i risuonatori, del tipo: Ahhhh, che mal di testa ... "Ahhhh" è un risuonatore)
- Elementi para-linguistici
Questi ultimi sono: il volume, il tempo, il timbro che nel parlato coincide col tono.
La distinzione dei timbri che esistono in natura è quella che si fa nella musica classica:
Per gli uomini: Tenore, Baritono, Basso
Per le donne: Soprano, mezzo-soprano, contralto.
A seconda delle situazioni narrate, bisogna sapere alzare o abbassare il proprio tono.
Tutto ciò sta a significare che conoscere le regole non basta se non si ha padronanza del mezzo con cui si legge: la voce.
Ad maiora.
JECO digitale
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